Conficcato il legno della santa croce sul monte Calvario, il Verbo incarnato, crocifisso su di essa, prima di pronunciare le sette parole, si rivolse interiormente all'Onnipotente e disse:
Padre mio, da questo albero della croce io vi confesso e vi esalto con il sacrificio dei miei dolori e della mia passione e morte, poiché con l'unione ipostatica della natura divina innalzaste la mia umanità alla suprema dignità, cosicché sono Cristo, Dio e uomo, unito alla vostra stessa divinità.
Vi lodo perché comunicaste alla mia umanità fin dal momento dell'incarnazione la pienezza di tutti i doni possibili di grazia e di gloria.
Fin dal principio mi deste per tutta l'eternità il dominio totale e pieno su tutte le creature.
Mi faceste sovrano dei cieli, del sole, della luna, delle stelle, del fuoco, dell'aria, della terra, dei mari e di tutti gli esseri sensibili e insensibili che vivono in essi.
Mi affidaste l'ordinamento dei tempi, dei giorni e delle notti conferendomi dominio e potere su tutto, secondo la mia volontà o il mio arbitrio.
Mi costituiste capo e re di tutti gli angeli e degli uomini perché li governassi e comandassi, e perché premiassi i buoni e castigassi i cattivi.
Mi donaste la potestà e le chiavi dell'abisso perché faccia quello che voglio dal supremo delle altezze fino al profondo degli inferi.
Mi assegnaste la giustificazione dei mortali, i loro imperi, regni e principati, i grandi e i piccoli, i poveri e i ricchi.
Per opera vostra sono diventato per tutto il genere umano sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, Signore della morte e della vita, della santa Chiesa e dei suoi tesori, delle Scritture, dei misteri, dei sacramenti, delle leggi e dei doni della grazia.
Tutto ciò, o Padre mio, poneste nelle mie mani e lo subordinaste al mio volere, e perciò vi magnifico e vi onoro.
E ora che morendo in croce mi separo da questo mondo per fare ritorno alla vostra destra, ora che ho compiuto con la mia passione l'opera della redenzione che mi affidaste, è mio anelito che proprio questa croce sia il tribunale della nostra giustizia e misericordia.
Inchiodato su di essa voglio giudicare gli stessi per cui offro la vita.
Giustificando la mia causa voglio dispensare i tesori che ho meritato con il mio supplizio.
Sia fin da adesso stabilito il compenso che spetta a ciascuno dei giusti e dei reprobi, conformemente alle azioni con cui mi avranno amato o rifiutato.
Ho cercato e chiamato tutti gli uomini alla mia amicizia, e dall'istante in cui mi sono incarnato ho faticato incessantemente per loro.
Ho sopportato molestie, fatiche, offese, insolenze, derisioni, flagelli, corone di spine e adesso patisco l'amarissima morte sul duro legno.
Per tutti ho implorato la vostra immensa pietà e ho pregato vegliando notti intere; ho digiunato, sono stato pellegrino e forestiero per insegnare loro il cammino della vita eterna che da parte mia desidero per tutti perché per tutti l'ho guadagnato senza alcuna eccezione né esclusione, come per tutti ho fondato e stabilito la legge di grazia.
La Chiesa in cui possono trovare la salvezza sarà stabile e ferma nei secoli dei secoli.
Nella nostra sapienza e provvidenza conosciamo, Padre mio, che per la malizia e la cattiveria degli uomini non tutti vogliono acquisire la beatitudine senza fine, né avvalersi della nostra misericordia e intraprendere la via che ho tracciato per loro con il mio esempio e con la crocifissione stessa; essi invece seguono il loro peccato fino alla perdizione.
Voi siete giusto e retto nei vostri giudizi e poiché mi avete costituito giudice dei vivi e dei morti, dei buoni e dei malvagi, è d'uopo che io dia ai giusti il premio meritato per essere venuti dietro a me e per avermi servito, e ai cattivi il castigo per la loro perversa ostinazione: i primi abbiano parte con me della mia eredità e i secondi ne vengano privati, dal momento che non vollero accettarla.
Ordunque, nel vostro e mio nome vi esalto: accogliete la mia ultima volontà che è conforme alla vostra eterna e divina.
Chiedo innanzitutto che fra tutte le creature la mia purissima Madre, nel grembo della quale mi incarnai, sia nominata erede unica e universale di tutti i miei beni di natura, grazia e gloria, affinché ne sia la signora con pieno potere.
Le concedo già fin d'ora in effetti tutto ciò che come pura creatura può ricevere dalla grazia, mentre i beni della gloria li prometto e riservo per il futuro.
È mia brama anche che gli angeli e gli uomini siano suoi, le appartengano ed ella possa esercitare su di essi l'assoluto dominio: tutti le obbediscano e la servano.
I demoni invece devono temerla ed essere a lei soggiogati.
Pure le creature prive di ragione devono esserle sottomesse: i cieli, gli astri, i pianeti, gli elementi e tutti gli esseri viventi sulla terra e nel mare, gli uccelli, i pesci e gli altri animali.
La costituisco sovrana di tutto, affinché tutti la onorino.
Similmente desidero che ella sia depositaria e dispensatrice di tutti i beni dell'universo.
Ciò che ella disporrà e ordinerà nella Chiesa per i miei figli, sarà confermato nell'empireo dalle tre divine Persone.
E tutto ciò che domanderà a favore dei mortali ora, in avvenire e sempre lo concederemo secondo il suo volere.
Dispongo inoltre che agli angeli, che compirono la vostra volontà, appartenga il supremo cielo come propria e imperitura abitazione nell'estasi e somma gioia della chiara visione della nostra divinità, e che posseggano eternamente la felicità della comunione con noi.
Comando ad essi che riconoscano mia Madre come loro regina, la servano, l'accompagnino, l'assistano, la portino sulle loro mani in ogni luogo e tempo; obbediscano a ogni suo comando ed eseguano tutto ciò che ella vorrà loro ordinare.
Esilio e separo dalla nostra vista i diavoli, in quanto a noi ribelli, li condanno ad essere oggetto del nostro aborrimento e all'eterna privazione della nostra amicizia e gloria, della visione di Maria, dei beati e dei giusti; assegno loro come definitiva dimora il luogo più distante dal nostro trono regale, l'inferno, il centro della terra, dove sono privati della luce e costretti a sentire l'orrore delle tenebre più fitte.
Sia questa la parte di eredità scelta per la loro superbia e ostinazione: si ribellarono infatti contro l'essere divino e i suoi disegni.
Vengano dunque puniti, condannati all'ergastolo dell'oscurità e tormentati con fuoco inestinguibile.
Da tutta l'umana natura, con la pienezza del mio beneplacito, chiamo, eleggo e prescelgo tutti i giusti e predestinati che per mezzo della mia grazia e imitazione devono essere salvi poiché hanno adempiuto la mia volontà e obbedito alla mia santa legge.
Nomino questi, al primo posto dopo la purissima Vergine, eredi di tutte le mie promesse e benedizioni, dei misteri, dei tesori dei sacramenti, dei segreti delle sacre Scritture.
Li faccio eredi della mia umiltà e mansuetudine di cuore; delle virtù della fede, speranza e carità; della prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; dei miei doni; della mia croce, delle fatiche, degli obbrobri, del disprezzo, della povertà e nudità che ho subito.
Sia questa la loro parte di eredità nella vita presente.
Poiché la devono scegliere con l'esercizio delle buone opere, sappiano, per poterlo fare con gioia, che essa è il pegno della mia amicizia, la stessa che ho scelto per me.
Offro la mia protezione e difesa, le mie sante ispirazioni, i favori di grazia e potenti aiuti, la giustificazione secondo la loro disposizione, preparazione e carità.
Sarò per loro padre, fratello e amico ed essi saranno miei figli eletti e carissimi.
Come tali li dichiaro eredi di tutti i miei meriti e tesori, senza limitazione alcuna, per quanto dipende da me.
Voglio che essi facciano parte della Chiesa, partecipino dei sacramenti e possano conseguire tutto ciò che saranno capaci di ricevere secondo la loro disponibilità, e possano ricuperare la grazia e i beni nel caso in cui dovessero perderli, ritornando a me rinnovati e lavati interamente col mio sangue.
Desidero intensamente che in tutte queste circostanze sia propizia l'intercessione della Regina e dei miei santi: ella li riconosca come figli e li protegga e li consideri sua proprietà; gli angeli li difendano, li custodiscano, li portino nelle loro mani, perché non inciampino e, se dovessero cadere, li aiutino a risollevarsi.
E ancora chiedo che i miei giusti ed eletti superino in eccellenza i reprobi e i demoni: i miei nemici devono temerli ed essere loro soggetti; tutti gli esseri ragionevoli o privi di ragione si pongano al loro servizio; i cieli, i pianeti, gli astri e i loro influssi li conservino e trasmettano loro la vita; il suolo, gli elementi e gli animali siano il loro sostentamento.
Le creature che mi appartengono si sottomettano ad essi come a fratelli ed amici miei, e la loro benedizione conceda la rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e mosto.
Ancora voglio porre le mie delizie tra i figli dell'uomo, comunicare loro i miei segreti, conversare con loro con fiducia e, fintanto che vivranno nella Chiesa militante, essere presente sotto le specie del pane e del vino, in pegno e caparra ineffabili dell'eterna felicità e gloria.
Questo prometto loro, di queste li costituisco eredi affinché ne abbiano in cielo con me il perenne possesso e gaudio.
Stabilisco e in qualche modo concedo che nell'esistenza peritura l'eredità dei dannati e di coloro che sono rifiutati da noi sia la concupiscenza della carne, degli occhi e la superbia della vita con tutte le sue conseguenze, quantunque siano stati creati per un altro fine ben più alto.
Si cibino pure e si sazino della sabbia della terra, ossia delle sue ricchezze, della corruzione e dei piaceri, del fumo della vanità e della presunzione di questo mondo.
Essi, per acquistare il possesso di queste cose, si sono dati da fare e in tale preoccupazione hanno impiegato la loro volontà e i sensi.
In questa direzione hanno usato le capacità, le elargizioni che abbiamo loro concesso e, per propria scelta, si sono lasciati ingannare, aborrendo quanto ho loro insegnato nella mia santa legge.
Hanno rinunciato alla verità che ho scritto nel loro cuore come anche a quella ispirata dalla mia grazia; hanno disprezzato la mia dottrina e i miei benefici e hanno dato ascolto ai miei nonché loro avversari, accettando l'inganno.
Hanno amato la vanità, operato l'iniquità, assecondato l'ambizione e, compiacendosi della vendetta, hanno perseguitato i poveri, umiliato i retti, oltraggiato i semplici e gli innocenti.
Nella ricerca della propria esaltazione, hanno voluto innalzarsi sopra i cedri del Libano secondo i principi dell'ingiustizia.
Poiché hanno fatto tutto ciò per offendere la nostra bontà e sono rimasti ostinati nella loro perfidia rinunciando al diritto da me acquisito di essere figli, li diseredo e li escludo dalla mia amicizia e gloria.
Come Abramo allontanò da sé i figli delle concubine con alcuni doni e riservò la maggior parte dell'eredità per Isacco, il figlio di Sara, donna libera, così io escludo dalla mia eredità i dannati e lascio loro solamente i beni caduchi che essi stessi hanno scelto.
Li separo dalla nostra compagnia, da quella di mia Madre, dei ministri celesti e dei santi e li condanno alle carceri eterne e al fuoco dell'inferno insieme a lucifero e ai suoi, che essi hanno servito liberamente, e li privo per sempre della speranza nella redenzione.
Padre mio, questa è la sentenza che pronuncio come giudice e capo degli uomini e degli angeli; questo è il testamento che dispongo per la mia morte e per l'opera della redenzione umana, garantendo a ciascuno ciò che gli spetta secondo giustizia, conformemente alle azioni compiute, al decreto della vostra incomprensibile sapienza e all'imparzialità della vostra perfetta equità.
Così parlò Cristo nostro salvatore sulla croce con l'Altissimo. Questo mistero restò sigillato e serbato nel cuore di Maria come un testamento occulto e chiuso, affinché per sua intercessione e disposizione, al tempo opportuno e da quel momento in poi, fosse eseguito nella comunità ecclesiale.
In realtà in quell'ora si incominciò la sua esecuzione ed attuazione in conformità alla conoscenza e previsione divina in cui tutto, passato e futuro, è allo stesso tempo unito e presente.